APPUNTI SULLA CITTA’ NUOVA o dell’emergenza

20 Aprile 2020

Capitolo 1: DENSITA’ URBANA, SINCRONISMO E DISTANZIAMENTO

La città è un organismo pulsante, vitale, in continua trasformazione, in perenne metamorfosi. La città è stratificata, mutevole, densa di funzioni sovrapposte e contemporanee, e proprio la densità urbana è una delle principali ricchezze della convivenza. La città è il luogo privilegiato di connessione delle attività sociali, della sorpresa, dell’incontro e della scoperta anche e soprattutto casuale e non precostituita. Si tratta di un insieme complesso di vite e di attività che fino ad oggi si svolgevano in gran parte con un certo SINCRONISMO.

Sarà necessario riflettere urgentemente sulla diminuzione della DENSITA’, DESINCRONIZZANDO tutte le attività, diluendo e modificando la dimensione spazio-temporale a cui siamo abituati. Il patrimonio immenso di edifici pubblici e scolastici andrà utilizzato anche per funzioni diverse e in modo prolungato nel tempo, ipotizzando un arco temporale molto più esteso almeno di 14 o perfino 16 ore. Gli orari di apertura di tutte le attività dovranno cambiare, ad esempio per categorie commerciali, in modo da diminuire la pressione sui trasporti pubblici, metropolitane, tram di superficie, autobus, taxi. Bisognerà tornare ad incentivare le attività di quartiere, i negozi di vicinato, le botteghe artigiane, i servizi diffusi nel territorio invertendo la tendenza in atto ormai da oltre 30 anni. Bisognerà distribuire in un tempo più lungo le attività produttive riorganizzando la produzione su più turni lavorativi, bisognerà consolidare tutte le modalità di lavoro da remoto e di house-working che oggi stiamo sperimentando ed improvvisando con un certo successo.

Pensiamo agli orari di apertura e chiusura degli uffici, dei negozi, delle scuole, delle attività produttive, ma anche al sincronismo rituale dell’incontro sociale, del caffè e dell’aperitivo, dello spettacolo, del ritrovo dei giovani nelle piazze, del rientro a casa e degli orari di punta.

Da oggi in poi bisognerà riflettere con velocità di pensiero ed acutezza sulle modalità ormai divenute prioritarie per realizzare il cosiddetto “distanziamento” sociale. Di sicuro verranno utilizzati tutti gli strumenti digitali e tecnologici di controllo e “mappatura”, certamente utili al contenimento del contagio ed efficaci allo scopo, ma non esenti da ulteriori rischi ed opacità. Di sicuro verranno posti in opera dei filtri materiali, delle barriere del tipo di quelle già presenti in alcune banche o uffici aperti al pubblico, delle pareti più o meno trasparenti, dei setti che invaderanno le città con risultati invasivi e critici anche dal punto di vista estetico oltre che funzionale. Di sicuro verranno potenziate le nuove “regole” di accesso ai servizi e ai negozi, con gli esiti delle lunghe file e lunghi tempi di attesa cui ci stiamo tutti adeguando. MA NON BASTERA’.

SOPRATTUTTO BISOGNERA’ RIPENSARE ALL’USO DEGLI SPAZI PUBBLICI E DEI CENTRI STORICI, DELLE PIAZZE, DEI PORTICI E DELLE STRADE tenendo conto del fatto ineludibile che per mantenere il distanziamento tra le persone, SERVIRA’ PIU’ SPAZIO E SERVIRA’ PIU’ TEMPO per ogni attività. Quindi bisognerà senza compromessi distogliere spazio a tutto ciò che non è strettamente necessario per la convivenza civile tra esseri umani. Architetti, ingegneri, urbanisti, sociologi, scienziati, studiosi in vari campi diversi ed amministratori dovranno lavorare insieme per ripensare completamente l’uso degli spazi collettivi delle città, per ripensare definitivamente tutto il capitolo della mobilità urbana, della qualità dell’aria e della diminuzione dell’inquinamento. Bisognerà riflettere velocemente e subito individuare nuove soluzioni.

In Europa e particolarmente in Italia abbiamo una grande fortuna: abitiamo in città spesso meravigliose e straordinariamente stimolanti.

Anche se straziate da uno sviluppo incosciente e miope, le città sapranno accogliere le nuove idee e si adegueranno alle nuove esigenze purchè si abbia il coraggio di progettare non solo per l’emergenza e alla giornata, tantomeno per il consenso spicciolo di qualche politico, ma con una visione a medio-lungo termine, che sia in grado di migliorare l’organismo città per i giovani e le generazioni del futuro.

Claudio Caramel