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10 Maggio 2020

Capitolo 6: Sarà una LUNGA BOLINA?

Una barca a vela può navigare in tutte le direzioni, tranne che controvento. Le navi, prima dell’avvento del motore, navigavano solo spinte alle andature portanti,cioè col vento da dietro, in poppa, al lasco o al massimo al traverso. Le barche moderne invece sono così evolute che pur spinte dal vento sulle vele, riescono magicamente a risalirlo.

Se si deve raggiungere una meta che si trova proprio nella direzione da dove viene il vento, bisognerà procedere a zig zag, a bordi, con un angolo di circa 45 gradi per ciascun lato del bordeggio. Di bolina si percorrono molte più miglia rispetto alla rotta diretta, si naviga con il vento e il mare in faccia, bagnati e con la barca sbandata. Le onde e i frangenti si rompono sulla prua sferzando la barca e l’equipaggio. Si procede a fatica. Ogni operazione a bordo è difficoltosa, mangiare, andare in bagno, mettersi la cerata. Fa freddo, tutto è bagnato, si soffre il mal di mare.

Se la navigazione che ci aspetta è lunga, magari di qualche giorno, una settimana o più, allora bisogna prepararsi con serietà, bisogna prevenire, bisogna mettere in atto tutta una serie di operazioni necessarie per la sopravvivenza e la sicurezza dell’equipaggio e del mezzo di cui disponiamo. Bisogna rizzare tutto, altrimenti ad ogni virata di bordo tutto si rovescierà sul pagliolo, bisogna chiudere boccaporti e prese a mare, altrimenti ad ogni onda entrerà acqua; bisogna preparare il cibo di fortuna razionando accuratamente la cambusa e le dosi; bisogna indossare i salvagenti e assicurarsi con le cinture di sicurezza, perchè se si cade in mare non si torna più a bordo; bisogna organizzare dei turni di guardia e il riposo, in modo tale da poter contare sempre su qualcuno che abbia energie pronte; bisogna eseguire tutti quei lavori in coperta e sottocoperta, che magari si erano trascurati durante il bel tempo; bisogna riuscire a dormire, bisogna essere in forma ed allenati. Per affrontare una lunga bolina contro mare formato su una piccola imbarcazione a vela, bisogna essere gente seria e preparata. Ciascun membro dell’equipaggio deve svolgere al meglio le sue mansioni, tutte ugualmente importanti e interdipendenti tra loro. Ciascuno ha la sua responsabilità che coinvolge la sicurezza di tutti. Le manovre in coperta sono più pericolose e faticose, bisogna procedere con concentrazione e pazienza. Bisogna analizzare tanti fattori: l’evoluzione meteo, i salti di vento, le condizioni di usura dell’attrezzatura, le condizioni fisiche e psicologiche dell’equipaggio; la rotta e tutte le virate. La strategia.

Bisogna mettersi in assetto.

Ogni giorno che passa ed ogni notte la situazione sottocoperta peggiora e le persone sono sempre più sfinite, ma ogni giorno che passa, sarà un giorno di meno da affrontare per raggiungere la meta.

Ora siamo stati un paio di mesi alla cappa, fermi ad aspettare di poter ripartire.

Questo è il momento più difficile.

Siamo tutti controvento e le previsioni sono altalenanti. Il comportamento futuro del virus non è ancora certo, la comunità scientifica lavora nel mondo alacremente e di giorno in giorno si scopre qualcosa di nuovo. C’è speranza.

Il nuovo assetto da preparare riguarda la barca su cui navighiamo tutti, che dobbiamo salvaguardare con cura. Dobbiamo aggiustare ed eseguire tutte le manutenzioni, per parti anche apparentemente insignificanti. Dobbiamo semplificare. Eliminare il superfluo.

Dobbiamo lavorare a togliere, che non significa banalizzare ma, al contrario, significa trovare la sintesi, migliorare.

Dovrà essere un assetto diverso, che riguarda tutti, contemporaneamente alle due scale locali e globali. La responsabilità di ciascun membro dell’equipaggio ricade su tutti gli altri, quindi bisogna procedere in armonia, concordemente, cooperando per raggiungere la meta.

Il nuovo assetto da preparare riguarda anche il lavoro di tutti.

Riguarda le famiglie, gli studenti, i bambini, gli anziani.

Riguarda l’ambiente, l’inquinamento e la transizione energetica.

L’economia e il modello di sviluppo. Pubblico e privato.

Lo Stato; la sanità, la scuola, il territorio e le infrastrutture.

Riguarda i flussi, gli spostamenti, gli orari e la dimensione spazio-temporale delle nostre attività sociali, che in gran parte sono concentrate nei territori urbanizzati.

Siamo stati fermi ad aspettare di poter ripartire, ma per dove?

Vogliamo davvero tornare a fare tutto come lo facevamo prima?

Siamo sicuri di conoscere davvero la meta da raggiungere?

La lunga bolina che ci aspetta sarà impegnativa. Bisognerebbe tutti insieme darsi da fare per produrre visioni diverse, una diversa convivenza tra esseri umani e il pianeta, un diverso rapporto con il bene comune, con il territorio, con la città e la campagna. Con il mare e la montagna.

Ma a voler guardare bene, durante i primi giorni della Fase 2, sembrerebbe ripetersi tutto come prima o, se possibile, peggio di prima. Invece di provare a trasformare questa lunga bolina in una nuova opportunità, sembra purtroppo, al contrario, che la gente l’affronti con imprudente spavalderia, come nulla fosse accaduto, dimenticando tutto.

Si, è vero, i dati sono positivi, pare che le onde si stiano indebolendo. La stagione ci aiuta, almeno così sembrerebbe, ma attenzione.

Bisogna continuare a tenere la bolina stretta, un detto dei marinai dice che a poggiare si fa sempre in tempo! E i veri marinai si riconoscono subito, dal rispetto e l’educazione con cui affrontano il mare.